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La locandiera
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BERTOLDO, Bertoldino e Cacasenno sono tre Personaggi che hanno meritate le rime de' più celebri Poeti Italiani, li quali in 20 bellissimi Canti hanno di questi tre successivi eroi formato, si può dire, un Poema. Ciò m'indusse a considerarli degni di comparir sulle Scene, per far mostra, se non dei loro fatti, almeno dei loro respettivi caratteri: cioè Bertoldo vecchio astuto, malizioso, sentenzioso e mordace; Bertoldino sciocco e goffo, ma però fornito di contadinesca malizia, facendolo io vedere non ragazzo, come andò la prima volta alla Corte, ma in età virile ed ammogliato, dicendo di lui l'Autore del canto decimo nono alla trigesima settima ottava:
Da che moglie si prese, è fatto acc... -
È sì chiara e sì conosciuta, ornatissimo Signor Abate, la sincerità del vostro carattere, che dubitare non posso discorde dal vostro cuore il labbro vostro e la vostra penna. Con questi due testimoni infallibili mi avete assicurato della vostra amicizia, e quantunque io sappia di non meritarla, deggio però lusingarmi che Voi me l'abbiate liberalmente donata. Con questa per me onorevole sicuranza, posso animarmi a credere che usando meco la buona legge dell'amicizia, non siate per isdegnare che io renda pubblico il prezioso acquisto dell'amor vostro, e che contentarvi vogliate della miserabile testimonianza ch'io posso darvi del mio sensibile compiacimento. Vi dedico una mia Commedia, che ...
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Deh non siavi discaro, amabilissimo Signor Conte, che dedicandovi una mia Commedia, dia a Voi una vera testimonianza del mio rispetto, e che vi renda, per quant'io posso, quell'onore che a me recate colla vostra pregievolissima e liberale amicizia. Sino dalla mia infanzia si è radicata in me la stima e la venerazione della degnissima persona vostra. Foste il più caro, il più cortese amico del Padre mio. Brillaste seco lui nei vivacissimi anni della fervida gioventù, e furono comuni i piaceri vostri sino da quel tempo degni del vostro spirito e del vostro talento. Ricordomi ancora quei dì felici, ne' quali tacevasi dall'Avolo mio paterno una brillante Villeggiatura in Roncade, convertita l...
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Il mio Cavalier di buon gusto ha bisogno di una giustificazione, che da me gli è dovuta; in grazia principalmente di quelli che credono non convenire a chi è nato nobile la mercatura. M'hanno alcuni, di cotal genere, rimproverato aver io fatto mercanteggiare il mio Cavaliere senza necessità, poiché soltanto ch'io lo facessi essere un po' più ricco, potrebbe far valere il buon gusto, senza mendicare i suffragi da una Società di Negozio.
Risponderò in primo luogo, essere una malinconia da curarsi lo scrupolo che la Mercatura tolga qualche fregio alla Nobiltà. Non voglio io formare una Dissertazione per provarlo; bastandomi soltanto poter addurre di questa verità gli esempi. Veggiamo noi ne... -
Signor Ippocrate, Signor Galeno, Io vi voglio essere Buon servitor;
Ma poco desino, Ma poco ceno, Col miserabile Vostro favor.
O che si ammalino Più spesso gli uomini, O i miei barattoli Mi mangio ancor. -
Molte sono le grazie ed i benefizi, che ho ricevuti dall'amorosissimo Signore Agostino Connio, mio Suocero, ma il maggiore fra questi si è l'aver io col suo mezzo il patrocinio dell'E.V. acquistato. Egli, che gode l'avvantaggio della di Lei protezione, ha ottenuto dal di Lei animo generoso un luogo per me fra gli umili servi suoi, e perché meglio conosca il pregio del benefizio, mi ha provveduto di maravigliose notizie intorno ai pregi altissimi dell'E.V. e della sua Nobilissima Casa. Alle voci rispettose e sincere del Suocero mio intesi dopo far eco da cento altre che da costì derivano, portando anche tra noi la fama le antiche glorie della di Lei Famiglia, e quelle recenti della di Lei ...
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ANGELICA: Valerio, lasciatemi, ve ne prego. Io temo per me, temo per voi. Ah, se noi fossimo sorpresi!
VALERIO: Mia cara Angelica!...
MARTUCCIA: Partite, signore.
VALERIO: (a Martuccia) Di grazia, un momento. S'io potessi assicurarmi...
MARTUCCIA: Di che?
VALERIO: Del suo amore, della sua costanza...
ANGELICA: Ah, Valerio, potreste voi dubitarne?
MARTUCCIA: Andate, andate, o signore. Ella v'ama anche troppo.
VALERIO: Questa è la felicità della mia vita.
MARTUCCIA: Presto, partite. Se il mio padrone sopraggiunge...
ANGELICA: (a Martuccia) Egli non esce giammai sì per tempo.
MARTUCCIA: È vero. Ma in questa sala, ben lo sapete, egli passeggia, egli si diverte. Ecco là i suoi scacc... -
Le Baruffe Chiozzotte
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Ella è, Illustrissimo Signor Conte, uno degl'illustratori del nostro Teatro Italiano. La sua erudita Dissertazione dell'Indole del Teatro Tragico, registrata negli Opuscoli del Padre Calogerà, è un argomento chiarissimo ch'ella, col confronto de' buoni Autori, e coll'esperienza alla mano, sa conoscere più d'ogni altro le buone regole, i veri difetti e gli opportuni rimedi, che alla perfezione dell'opera possono in questi nostri tempi condurre. Non si è contentato d'illuminare il Mondo con i precetti, ma ha voluto dare un'idea pratica, un esemplare vivissimo della miglior Tragedia nella sua Ifigenia in Tauris, nella quale ha saputo unire felicemente i precetti de' nostri Antichi al piacevo...
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Il valoroso Pietro Cornelio, colla più bella ingenuità del mondo, ha confessato al Pubblico aver lavorato il suo Bugiardo sul modello di quello che fu attribuito in Ispagna a Lopez de Vega, quantunque un altro Autore Spagnuolo lo pretendesse per suo.
Io con altrettanta sincerità svelerò a' miei Leggitori aver il soggetto della presente Commedia tratto in parte da quella del sopraddetto Cornelio. Vanta l'Autor Francese aver condotto l'opera sua con quella varietà nell'intreccio, che più gli parve adattata al gusto della nazione, a cui doveva rappresentarsi. Tanto ho fatto io nel valermi di un tal soggetto: servito appena mi sono dell'argomento; seguito ho in qualche parte l'intreccio; ma ... -
Chi m'insegna, chi mi dice L'infelice Pollastrina Se più vive, poverina, O se morta è in mezzo al mar?
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Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di vari alberetti; e da un lato veduta della Città, con porta che introduce nella medesima. Trono da un lato, e tavolino e sedie. Camera nel palazzo dell'Arcifanfano...
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Questa è una di quelle Commedia che soglio preparare per gli ultimi giorni di Carnovale, sendo più atte in quel tempo a divertire il popolo che corre affollatamente al Teatro. L'azione di questa Commedia è semplicissima, l'intreccio è di poco impegno, e la peripezia non è interessante; ma ad onta di tutto ciò, ella è stata fortunatissima sulle scene in Venezia non solo, ma con mia sorpresa in Milano fu così bene accolta, che si è replicata tre volte a richiesta quasi comune. La mia maraviglia fu grande, perché ella è scritta coi termini più ricercati del basso rango e colle frasi ordinarissime della plebe, e verte sopra i costumi di cotal gente, onde non mi credeva che fuori delle nostre ...
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La prima delle mie Commedie stampate, Eccellentissimo Signor Giovanni, fu la Donna di Garbo, collocata nel primo Tomo della edizione di Bettinelli, e nel quinto in quella di Paperini, ed ebbi l'onore di consacrarla, come una primizia dei frutti del mio talento, alla Nobilissima Dama, la Signora Andriana Dolfìn Bonfadini, vostra amorosissima Genitrice, e mia Protettrice benefica e generosa. Ciò poteva bastare per un pubblico segno dell'ossequio mio verso di Lei, Dama illustre di meriti e di virtù ripiena, verso l'Eccellentissimo Signor Francesco, egregio Genitore vostro, Senatore amplissimo, e verso la Casa tutta ch'io venero, spiegato avendo in allora, alla meglio ch'io seppi, e i fregi d...
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Troverai, Lettor carissimo, la presente Commedia diversa moltissimo dall'altre mie, che lette avrai finora. Ella non è di carattere, se non se carattere considerare si voglia quello del Truffaldino, che un servitore sciocco ed astuto nel medesimo tempo ci rappresenta: sciocco cioè in quelle cose le quali impensatamente e senza studio egli opera, ma accortissimo allora quando l'interesse e la malizia l'addestrano, che è il vero carattere del villano.
Ella può chiamarsi piuttosto Commedia giocosa, perché di essa il gioco di Truffaldino forma la maggior parte. Rassomiglia moltissimo alle commedie usuali degl'Istrioni, se non che scevra mi pare di tutte quelle improprietà grossolane, che nel... -
TUTTI - Disposizione e colpo d'occhio di questa prima scena. - GELTRUDA e CANDIDA a seder sulla terrazza. La prima facendo de' gruppetti, la seconda dell'entoilage. EVARISTO ed il BARONE vestiti propriamente da cacciatori, sedendo su i seggioloni, e bevendo il caffè co' loro schioppi al fianco. Il CONTE da campagna con rodengotto, cappello di paglia e bastone, sedendo vicino allo Speciale, e leggendo un libro. TIMOTEO dentro la sua bottega, pestando in un mortaio di bronzo sulla balconata. GIANNINA da paesana, sedendo vicino alla sua porta filando. SUSANNA sedendo vicino alla sua bottega, e lavorando qualcosa di bianco. CORONATO sedendo sulla banchetta, vicino all'osteria, con un libro d...
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ORAZIO Fermatevi, fermatevi, non alzate la tenda, fermatevi. (verso la scena) EUGENIO Perché, signor Orazio, non volete, che si alzi la tenda?
ORAZIO Per provare un terzo atto di commedia non ci è bisogno di alzar la tenda.
EUGENIO E non ci è ragione di tenerla calata.
ORAZIO Signor sì, che vi è ragione di tenerla calata, signor sì. Voi altri signori non pensate a quello che penso io. Calate giù quella tenda. (verso la scena) EUGENIO Fermatevi. (verso la scena) Se si cala la tenda, non ci si vede più, onde per provare le nostre scene, signor capo di compagnia, vi converrà far accender de' lumi.
ORAZIO Quand'è così, sarà meglio alzare la tenda. Tiratela su, che non voglio spen... -
Ah! Ci scommetterei la testa che Zelinda e Lindoro si amano segretamente. Li vedo troppo attaccati, e credo, se mal non ho inteso, si abbiano dato l'appuntamento di trovarsi qui insieme. Ecco la ragione, per cui costei mi disprezza, che altrimenti, se Lindoro è segretario, io son mastro di casa, e tutti due serviamo onorevolmente lo stesso padrone, ed ella, quantunque dia ad intendere di esser nata signora, è obbligata, come me, a nutrirsi di pane altrui, ed a servire da cameriera... Ma... Eccoli a questa volta. Vo' chiudermi in quest'armadio, e scoprire, se posso, i segreti loro. Se ne vengo in chiaro, se si amano veramente, non son Fabrizio, se non mi vendico. (si chiude nell'armadio)...
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Vasta campagna arativa, sparsa di vari fasci di grano mietuto. In lontano colline deliziose, ingombrate d'alberi e vigneti, con caduta d'acque, che formano un vago rivo, sopra il quale si vedono degli alberghi villerecci.
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Non trovo che gli Autori antichi, né gli Autori moderni, si siano molto divertiti a comporre più di una Commedia sullo stesso soggetto. Non conosco che il Menteur e la Suite du Menteur, due Commedie che Cornelio ha in parte tradotte ed in parte imitate dallo spagnuolo Lopez de Vega. Ma mi sia permesso di dire che il Seguito del Bugiardo non ha niente che fare colla commedia che lo precede. È vero che Damone, il Bugiardo, e Clitone suo servitore sono i medesimi personaggi nell'una e nell'altra, che si parla nella seconda di qualche avventura della prima, ma il soggetto è differentissimo, e il carattere dello stesso Bugiardo è cangiato: poiché nella prima commedia Damone mente per difetto, ...
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Una Dama povera di beni di fortuna, ma ricca di merito e di onestà, è il soggetto più interessante di questa comica rappresentazione. Se il fatto di donna Eleonora non fosse una favola, ma veramente foss'ella al mondo a' dì nostri, e per fortuna in Milano si ritrovasse, non sarebbe ella tanto infelice nelle sue sventure, poiché presentandosi all'E. V., e le miserie sue confidandovi, troverebbe neIla Vostra bell'anima il suo asilo, la sua protezione; poiché ciascuno, che ha l'ardire di supplicarvi, è certo di rimanere esaudito, e grazia a Voi non si chiede, che non sia generosamente concessa.
E non avrebbe Ella confidato soltanto nelle Vostre grandi ricchezze, poiché quantunque Iddio abbi... -
Possibile che un giorno Non possa star senza pensare a niente?
Con questo tutto il dì rompermi il capo, Figlia troppo crudele, Mi farete morir. Voi lo sapete, Io bramo la mia pace:
Faticare, pensar, m'annoia e spiace.
Ah caro padre, come mai potete Goder la vostra pace Con una lite intorno, Che, se noi la perdiamo, Miserabili affatto oggi restiamo?
E ci ho da pensar io?
Vi pensa il mio causidico, Egli sa il suo mestiere;
Io lo pago, e non voglio altro pensiere.
Quant'è che a ritrovarlo non andate?
Stamattina v'andai.
Lodato il cielo!
Gli parlaste? Che ha detto?
Era uscito di casa.
Non la finite mai d'uscir dal letto.
Mai ben le cose vostre andar non ponno.
Oh che do...